I tre incontri su psicoanalisi e filosofia di Maurizio Ferraris dedicati rispettivamente a Freud, Jung e Lacan non seguono il consueto ordine cronologico: per primo viene trattato Jung, successivamente Freud e infine Lacan. Il relatore ritiene infatti che i rapporti tra i tre psicoanalisti non si siano svolti secondo una genealogia lineare, ma siano stati piuttosto caratterizzati da scontri e rotture - come accadde tra Freud e Jung - o da dispute e contrasti - come invece avvenne per Lacan in aperta polemica con alcune scuole freudiane.
Ferraris afferma inoltre che abbia senso non iniziare con Freud ma con Jung in quanto il pensiero di quest’ultimo è esplicitamente orientato a costruire una psicologia del profondo in grado di sostituire la filosofia e di rilanciare la potenza primigenia e irrazionale del mito. Freud vive invece in un clima positivistico antitetico a quello junghiano: per lui è la scienza psicoanalitica che deve sostituire la filosofia, ancora connessa col mito; è la ragione che deve prevalere sulla religione: “dov’era Es, deve diventare Io”. Tale distinzione non esclude però che entrambi i padri della psicoanalisi abbiano avuto dei filosofi di riferimento, dai quali sono stati profondamente influenzati. Ma se Ferraris concorda con quanto comunemente ritenuto, cioè che il pensatore di Freud sia Schopenhauer, diverge dalla convinzione generale secondo cui il filosofo di Jung sia Nietzsche e individua nella mitologia di Schelling la vera fonte ispiratrice del pensiero junghiano. Anche rispetto a Lacan, Ferraris dissente dall’identificare in Heidegger il suo naturale referente culturale, proponendo invece come sua figura ispiratrice Joseph de Maistre, l’esponente del cattolicesimo papista e reazionario della controrivoluzione francese. Un segno dell’originalità delle riflessioni contenute nelle tre lezioni.
Tra gli altri temi affrontati da Ferraris si impone quello della morte: un concetto svolto da Jung e Freud in forme diverse. Se infatti per Jung è la morte a conferire senso al vivere, per Freud si riallaccia invece al concetto di “perturbante” e alla lotta pulsionale tra Eros e Thanatos: un conflitto che introduce elementi speculativi nel sistema freudiano, segnando una svolta nell’impianto concettuale del suo pensiero. È infatti la noluntas, come in Schopenhauer, ad essere il punto di approdo delle sue riflessioni.
Altri spunti significativi riguardano infine le considerazioni di Ferraris sulla profonda influenza che l’ebraismo esercitò su Freud, evidente nella distinzione tra simbolo e sintomo, quest’ultimo capace di manifestare, se correttamente interpretata, una verità nascosta, espressa attraverso il suo contrario. Dove il pensiero di Ferraris rivela la sua massima originalità è la terza lezione, dedicata a Lacan. Qui lo psicoanalista parigino è confrontato a Freud attraverso un ardito parallelismo con il Grande inquisitore dostoevskiano. Ne consegue un’immagine inedita di Lacan, un personaggio sciamanico che fa del misticismo e dell’esoterismo le leve della sua autorità e del suo potere di attrazione.